
Valutare le barche: le qualità nascoste della costruzione - parte 3
Continuando l'approfondimento sui valori nascosti delle barche, vorrei mettere a confronto alcune foto focalizzando l’attenzione su alberi e attrezzatura. Molte barche “moderne” sono spoglie hanno poca attrezzatura difficile da usare bene.
Se guardo questa barca, in situazione idilliaca, vedo un grande spazio vuoto al posto del pozzetto con i winch quasi nascosti, bozzelli molto piccoli (quello del gennaker poi…) e manovre poco a punto. Il vang è lasco, il tesabase non è a segno forse perché sono difficili da raggiungere. Anche l’albero, benché probabilmente in carbonio, non è di dimensioni e forma rassicuranti.
E’ vero che le barche moderne sono abbastanza leggere tuttavia gli alberi sono veramente sottili soprattutto in senso trasversale cioè visti da prua o da poppa. Questo significa che la tensione delle sartie è fondamentale per tenere in piedi l’albero. Purtroppo non si usano più le basse doppie o le volanti per cui se per caso si perde una coppiglia ed una sartia si allenta si può verificare un collasso della struttura. Non c’è ridondanza degli elementi vitali. Se guardiamo il piano velico di una barca che i galloni se li è guadagnati in mare vediamo un albero posizionato abbastanza al centro barca, dotato di volanti, stralletto e doppie basse. Nella pianta possiamo scorgere la forma ovale del profilo dell’albero che, pur non essendo la più rigida, esibisce una ottima resistenza alla torsione ed alle accelerazioni. E’ cioè in grado di sopportare i carichi accidentali dovuti alle straorze , al boma in acqua ecc. C’è una altra foto che vorrei guardassimo insieme , magari per criticare alcuni eccessi del passato quando si diceva:” una cima, un uomo, un winch”. Ecco la coperta di una barca fatta per navigare “ full pelt”. (a tutto gas).
Le velocità non erano allora estreme tuttavia le barche più grosse portavano molta tela anche con cattivo tempo.
Dulcis in fundo le barche d’epoca che sembrano sempre a loro agio quali che siano mare e vento.
Qui l’attrezzatura non è esagerata . La distribuzione della velatura su più alberi, a ben vedere molto robusti, consente di portare tutta la vela anche con parecchio vento, proprio come usava alla regata delle Bermuda.
Dello sloop d’epoca da ammirare il pozzetto piccolo e la coperta sgombra non come usa adesso col pozzetto enorme e la coperta ridotta ai passavanti. Per chi ama i dettagli: il coffee grinder alla estrema poppa per le scotte genova e l’enorme bozzello del paranco di randa. Infine, per ricordarci a cosa serve il musone dell’ancora, ecco una barca alle prese con un Williwaw da fine del mondo alla fine del mondo. (ma quanto tira la catena!!)
Michele Ansaloni