
L’ovest incontra l’est una storia di mare ed arancini
L’ovest incontra l’est: una storia di mare ed arancini
Il pescatore è un mestiere duro che viene trasmesso da generazione in generazione. Questa è la storia di una famiglia che è specializzata in pesca a strascico su fondale da 600 a 900 mt. ed è spinta dalla voglia di migliorarsi e di investire per rendere più efficiente e sicuro il lavoro per la generazione successiva che porterà avanti la tradizione.
Un peschereccio da sostituire ed una ricerca sul mercato di un prodotto nuovo. Uno scafo in vetroresina che è diffuso in Adriatico ma non ancora in Liguria . Si fa tanta strada e si arriva a Quarto D’altino da un’altra famiglia che da generazioni è conosciuta per la costruzione di pescherecci, storie familiari che s’intrecciano e da qui parte l’avventura.
Inizia la costruzione del Giovanni Padre II che una volta terminato verrà battezzato e varato a Venezia in presenza delle autorità ma gli amici ed i parenti vogliono replicare anche a Sanremo. La bottiglia si può rompere una sola volta, il gesto della Madrina è irripetibile ma una festa è comunque doverosa.
Nel cantiere Sanremoship di Sanremo, cantiere amico dei pescatori dove abitualmente vengono alati tutti i pescherecci della zona per i lavori a bordo durante i fermi biologici viene allestito il piazzale per un ricevimento per…” pochi intimi”, si fa per dire.
Dalla Sicilia sono arrivati per l’occasione 600 arancini e pasticceria artigianale. Una festa campale dove sotto il solleone si ascoltano storie di pesca e di vite legate al mare. Amici e colleghi fanno la fila per visitare il nuovo scafo.
Mi faccio raccontare da Alessio il giovane Comandante come è andata la navigazione. Partire da Venezia per circumnavigare tutta la Penisola è un bel rodaggio per il nuovo scafo. Neanche i 50 nodi di vento hanno spaventato il peschereccio davanti al golfo di Salerno, la cui carena ha dato modo di far apprezzare le sue doti di stabilità. Tredici i giorni necessari per Tornare in Liguria dal Veneto, di cui 11 di navigazione piena passati macinando le miglia necessarie a guadagnare le coste liguri .
Alessio mi fa notare che per vedere passaggio di pesci ha dovuto aspettare l’alto Tirreno come a ricevere il benvenuto a casa, ecco nelle foto condivise gli avvistamenti di cetacei e delfini a riconfermare la maggior concentrazione nel territorio non a caso denominato Santuario dei cetacei e dedicato alle specie protette del Mare nostrum che vanno assolutamente salvaguardate come patrimonio comune.
Mi dilungo a parlare con la famiglia Crosera presente alla festa che ha una storia secolare alle spalle di 6 generazioni. Mi raccontano del cantiere sul Piave quando ancora era navigabile per il commercio poi lo spostamento in Laguna sul canale Silone dove il cantiere si è specializzato in motopescherecci di legno, acciaio ed in tempi più recenti in vetroresina che presenta indubbi vantaggi nella manutenzione.
Anche Giuseppe Rametta detto Pino padre di Alessio e suo grande maestro è entusiasta del nuovo mezzo, è felice che si continui la pesca di famiglia, gamberi e pesce di fondale ed ora non resta che rimboccarsi le maniche ed andare a pescare perché l’investimento deve rientrare. Dopo la festa le barche escono di notte e ricomincia la routine, il piazzale fino a poco prima invaso di gente festante torna silenzioso.
Una promessa la mia, quella di approfondire maggiormente le storie dei pescatori, tanti si rendono disponibili a parlarmi di avventure in mare e delle loro esperienze vissute, accetto l’invito. La prossima volta parleremo di acciughe. A presto.